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Nella corsa globale all’intelligenza artificiale, l’Europa punta a trasformare il proprio approccio regolatorio in un vantaggio competitivo. L’AI Act, insieme ad altri strumenti normativi, non viene visto solo come limite o vincolo burocratico, ma come leva strategica per attrarre investimenti, rafforzare la fiducia degli utenti e consolidare un ecosistema tecnologico sostenibile.

Il dibattito non riguarda soltanto la velocità dell’innovazione, ma la capacità di costruire un modello europeo che integri progresso e tutela dei diritti fondamentali. La scommessa è dimostrare che regole chiare, trasparenza e accountability possono diventare fattori di leadership, distinguendo l’Europa dal modello deregolato statunitense e da quello centralizzato asiatico.

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Diritto d’accesso con tutela più ampia

Sull’utilizzo dei dati da parte di Meta e sulle possibilità di accedere alle informazioni del Comitato europeo per la protezione dei dati investito di una contestazione è intervenuto il Tribunale Ue che, con la sentenza nella causa T-183/23, ha delineato i contorni dell’applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea nelle decisioni adottate dal Comitato. Con tale pronuncia, i giudici Ue hanno ampliato, proprio grazie alla Carta, il diritto individuale di accedere al fascicolo al centro di una questione sul trattamento dei dati nella competenza del Comitato europeo anche quando l’interessato non corra il rischio di subire un pregiudizio perché ciò che va assicurato è l’attuazione effettiva del diritto alla buona amministrazione.

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