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La Corte di giustizia dell’Unione Europea, con la sentenza del 4 settembre 2025 nel procedimento C-413/23 P (Edps contro Srb), ha affrontato il tema dei dati pseudonomizzati con particolare riferimento al loro invio verso terze parti (si veda anche il Sole 24 Ore del 18 settembre). La vicenda trae origine da una decisione adottata il 7 giugno 2017 dal Single resolution board (Srb), l’autorità incaricata della risoluzione delle crisi bancarie nell’Unione.

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Diritto d’accesso con tutela più ampia

Sull’utilizzo dei dati da parte di Meta e sulle possibilità di accedere alle informazioni del Comitato europeo per la protezione dei dati investito di una contestazione è intervenuto il Tribunale Ue che, con la sentenza nella causa T-183/23, ha delineato i contorni dell’applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea nelle decisioni adottate dal Comitato. Con tale pronuncia, i giudici Ue hanno ampliato, proprio grazie alla Carta, il diritto individuale di accedere al fascicolo al centro di una questione sul trattamento dei dati nella competenza del Comitato europeo anche quando l’interessato non corra il rischio di subire un pregiudizio perché ciò che va assicurato è l’attuazione effettiva del diritto alla buona amministrazione.

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