Internet era partita come una storia di libertà. Sembrava la fine delle frontiere, l’inizio di un mondo dove ciascuno poteva dire la sua. Oggi, di quella stagione resta un ricordo un po’ ingenuo. Lo spazio digitale è nelle mani di pochi soggetti privati che decidono chi parla, chi sparisce, chi viene premiato dagli algoritmi. È un potere nuovo, che non si impone con la forza ma con la logica dei dati, e che penetra nella vita quotidiana con la naturalezza di un’abitudine. Il costituzionalismo, nato per frenare lo Stato, si ritrova così davanti a un compito imprevisto: mettere limiti a poteri che non hanno confini e non rispondono più a un’idea pubblica.





